ROMA (di Gabriele Grimaldi) – Dai primissimi passi nel calcio a Foligno fino alla vittoria della Conference League e dell’Europeo passando per la Juventus, gli infortuni e tanto altro.
Il folignate Leonardo Spinazzola si è raccontato a 360 gradi In un’intervista per StarCasinò Sport pubblicata dalla Roma, club in cui gioca dal 2019
IL BILANCIO DELLA VITA A 30 ANNI – “Stiamo bene, moglie stupenda, abbiamo figli stupendi, genitori e sorelle stanno bene. A livello calcistico? Bilancio ottimo“.
LA PAURA DOPO L’INFORTUNIO ALL’EUROPEO – “Sono stati parecchi mesi. Se pensavo di non farcela? No, nel senso di tornare a giocare ma non come avrei voluto, quella era la paura. Il mio dono e il mio difetto è avere poca pazienza, voglio risultati immediati”
LA GAVETTA DALLA VIRTUS FOLIGNO – “Sì perché sono duro, sono tosto. Io do molte testate, poi c’è un momento in cui cado che mi dà la scintilla per superarmi”.
IL MOMENTO IN CUI HA CAPITO CHE CE L’AVREBBE FATTO – “Da quando ho cambiato ruolo e ho iniziato a giocare a quattro da terzino. Lì mi sono detto che sarei arrivato in alto con quel ruolo”.
BAMBINO GOLEADOR – “Sì da piccolo tantissimo perché ero uno dei più forti, ma la mia testa mi ha sempre detto di fare gli assist. Da quando ho iniziato a giocare da esterno ho fatto più corse e meno gol, poi più sono salito di livello e più sono arretrato di posizione campo”
IDOLI NEL SUO RUOLO – “Ce ne sono tanti. Anche Marcelo, Dani Alves e Maicon ad esempio, non li vedo come terzini, ma registi. Hanno una visione e un piede incredibile, sono dei fuoriclasse”.
L’EQUILIBRIO IN CAMPO – “Sotto l’aspetto fisico superarmi è difficile perché posso riprendere l’avversario. Sulle diagonali e sui colpi di testa posso migliorare e ne sono consapevole”.
LA PARTITA CHE RIGIOCHEREBBE – “La mia prima partita in Champions, Juventus-Atletico Madrid, è stata la serata perfetta sia per la difficoltà che per il risultato. Peccato che dopo uscimmo”.
IL PASSAGGIO DA TORINO A ROMA – “Due ambienti diversi. A Torino non ti fermano molto; ad esempio vedevo Chiellini in monopattino in giro per la città. Poi è più piccola, a misura d’uomo, la giri in centro tranquillamente, mentre Roma è più caotica. Mi ricordo che all’inizio non sapevo gli orari del traffico e rimanevo imbottigliato. Io, abituato a piccoli centri, a fare 10km in un’ora e mezza diventavo pazzo. Roma è un altro mondo”.
IL RAPPORTO COI TIFOSI – “Quando entri e vedi tutto per te hai uno stimolo in più”.
LA FESTA PER LA VITTORIA DELLA CONFERENCE LEAGUE – “Me lo immaginavo, qui sono matti completamente, in senso buono. E non abbiamo neanche fatto tutto il giro, pensa quanta gente non abbiamo visto. L’Europeo è stato un trofeo nazionale, fu importantissimo e me lo ricorderò per tutta la vita”.
SPECIAL MOURINHO – “Perché sotto il livello caratteriale ci serviva e ci dà qualcosa in più, è diverso. Sotto la gestione spogliatoio, durante gli allenamenti si sente poco, poi quando c’è da farsi sentire con tutti, si fa sentire e ti fa capire dove sbagli e cosa fai bene. È unico, anche se sotto l’aspetto della gestione Allegri è molto simile, nonostante siano allenatori differenti”.
L’AMICIZIA CON MANCINI – “Da sempre siamo stati sempre… penso i primi due giorni a Perugia, poi siamo stati sempre attaccati. Sarà un’amicizia che ci porteremo anche quando smetteremo di giocare a calcio”.
LA PASSIONE PER IL CALCIO – “Giocavo fino a sera. Tra il calcio c’era il nascondino…erano altri tempi. E tanti bambini stavano sotto a giocare. Volevo fare questo? Si, anche quando stavo da solo palleggiavo e papà mi guardava”.
VIDEOGIOCHI – “Ho giocato molto con mia madre ai videogiochi delle macchine, poi a calcio e guerra. Ultimamente a calcio non più, solo giochi di guerra. Il calcio mi annoiava, non ce la facevo…Che squadra prendevo? Barcellona, Real Madrid, City“.
LA GIORNATA TIPO A ROMA – “Molto tranquilla. La mattina allenamento, torno a casa e mi riposo un’oretta con mia moglie, mentre la figlia piccola dorme, poi vado a prendere l’altro figlio da scuola, se è una bella giornata andiamo al parco, poi cena e andiamo a dormire”.
UN POSTO NEL CUORE A ROMA – “Se passeggio vado in centro con mia moglie, più cena e relax, con i figli a casa. Altrimenti rimango a casa o faccio una passeggiata con i miei figli”.
TATUAGGI – “Vorrei tatuarmi un maori su tutta la gamba ma poi diventa troppo. Ne ho quattro, forse devo fare il quinto, così diventa dispari…”
LE SORELLE – “Sì, una di 44 e una di 42. La sorella maggiore aveva 14 anni, era un po’ “pazzerella” ed era più distante da me, mentre la seconda è sempre stata accanto a me, con mia mamma, fin dalla culla e il passeggino. Quando sono andato via di casa a 14 anni c’erano sempre loro tre: mio padre, mia mamma ed Elisabetta, la mia sorella di mezzo. La grande sempre più una vita a casa, non gli piaceva andare dietro a viaggi infiniti, mentre l’altra si”.
IL ROMANESCO – “Bene dai. Siamo vicini a Foligno. Quanto volte dico ‘daje’? Non tanto. Più ‘annamo’, lo dico a mio figlio e lui lo dice a me”.