SPOLETO – Collaborare è sicuramente meglio che farsi la guerra. Su questo si spera che siamo tutti d’accordo. Ammettere i propri errori e perdonare, evitando di portare rancore sono sintomi di intelligenza e principi fondamentali per vivere in una comunità.

Alle questioni di carattere entico-morali si aggiungono i vantaggi economici perché collaborando si massimizzano gli investimenti e si risparmia sui costi di gestione, ma si favoriscono anche gli sponsor a cui si offre maggior visibilità.

La città di Spoleto è da sempre una città litigiosa, rancorosa e gli spoletini, tranne in rarissimi casi, pensano solo al proprio orticello senza capire che unendo i terreni potrebbero trasformarsi in imprenditori agricoli. Nel mondo dello sport questo fenomeno è particolarmente diffuso, ma il caso più eclatante rischia di diventare quello del calcio perché Spoleto e Ducato, invece di pensare a collaborare hanno già iniziato ad armarsi per combattere l’ennesima “guerra tra poveri”.

“Ci abbiamo già provato, senza riuscire a trovare un accordo”. Lo dicono i dirigenti di entrambe le società, che a quanto pare non hanno alcuna intenzione di rimettersi a tavolino per avviare una trattativa.  Eppure adesso ci sarebbero tutti i presupposti per smette di regalare alla città due spettacolini, sostituendoli con un vero grande spettacolo degno di una città di 34mila abitanti che potrebbe disputare tranquillamente il campionato di serie D.

Lo Spoleto è appena retrocesso e deve praticamente ricostruire la squadra da zero per affrontare il prossimo campionato di Promozione. La Ducato si è salvata in Promozione ed ha già un gruppo solido di giocatori da cui ripartire, ma deve inserire qualche pedina d’esperienza. In casa Ducato c’è un fiorente settore giovanile, mentre lo Spoleto è solo al secondo anno di attività e c’è molto da lavorare per costruire da zero un settore giovanile. Tra le due società c’è un allenatore che tutti conoscono Mister Ezio Brevi, capace di insegnare calcio come pochi altri.

All’orizzonte inoltre ci sono gli interventri di riqualificazione dello stadio Comunale, che, visto il progetto, merita ben altri palcoscenici rispetoo al campionato di Promozione.

Insomma gli ingredienti per proporre alla città un vero e proprio progetto di calcio ci sono tutti. Ma cosa significa progetto di calcio?  Significa programmare a lungo termine, e non porre i risultati come obiettivo principale del progetto. Significa garantire ai giovani un contesto competitivo per dargli la possibilità di crescere e questo è possibile solo unendo le forze.

Ora serve solo chi fa il primo passo, ma tra due eterni litiganti è sempre quello più intelligente a muoversi per primo. È chiaro che in una ipotetica trattativa sarebbe bene ci fosse anche un arbitro e a svolgere questo ruolo dovrebbe essere il proprietario degli impianti sportivi, ovvero il Comune, che dovrebbe facilitare i processi di unione dei soggetti che operano sul territorio per il bene dell’intera comunità.

Sia chiaro però che per fare una trattativa a qualcosa bisogna rinunciare…











Commenti