FOLIGNO (Daniele Minni)“Quando la Serbia ha vinto la finale contro il Brasile e Daniele è diventato Campione del Mondo ho gioita, ma non mi sono emozionata più di tanto, l’emozione grande è arrivata domenica, a Conegliano, quando è stato premiato dalla società. Lì devo dire che, pensando un po’ anche al papà che non c’è più, una lacrima mi è uscita”. Sono le parole di Giuliana, la mamma di Daniele Santarelli (nella foto con il fratello Massimo), che confessa di non riuscire ancora bene a “pesare” i successi di un allenatore che a soli 41 anni sta battendo ogni record ed ha già varcato i confini della pallavolo perché è già uno degli uomini di sport più vincenti al mondo. La storia del Campione del Mondo però parte dalla palestra di porta Todi di Foligno.

Perché ha scelto la pallavolo?
“Io lavoravo tutta la settimana e la domenica mattina non avevo alcuna intenzione di alzarmi presto per portarlo alla partita di calcio. Mia sorella e mio cognato, ma anche il nonno avevano giocato a pallavolo e così a 13 anni ha iniziato anche lui a giocare. Agli allenamenti lo portava il nonno Giovanni. Ha giocato nelle categorie giovanili, poi non essendo altissimo ha preferito specializzarsi nella seconda linea. È stato quasi un precursore del ruolo del libero perché quando ha iniziato a giocare il libero ancora non c’era. Ha sempre avuto la passione di insegnare la pallavolo agli altri, ha iniziato a fare l’allenatore con i bambini. Quando si è trasferito a Pesaro per allenare le giovanili ha fatto tre finali nazionali”.

Da pallavolista a Foligno ha vinto la serie C e la B2 gli ex compagni di squadra lo ricordano con grande piacere il soprannome era “Farfallino”, poi le esperienze fuori, Vicenza, Legnano e Terracina. A Pesaro la prima volta in panchina da allenatore.

A scuola?
“A scuola andava bene, non aveva voti altissimi, ma non ha mai avuto problemi poi l’università e la laurea in scienze motorie.. Ha frequentato il Liceo Scientifico a Foligno e studiava inglese, per lavoro, dovendo parlare con tante atlete straniere, si è messo sotto studiando da autodidatta”.  

I time out di Coach Santarelli sono unici e gli esperti della pallavolo attendono solo che fermi il gioco per sentire cosa dice. Una mimica più unica che rara, indicazioni sempre precise ed efficaci che permettono alla squadra di uscire dai momenti negativi. Le atlete lo seguono con attenzione a dimostrazione che Daniele è capace di instaurare quel rapporto di fiducia indispensabile per vincere.

Daniele ha vinto già tutto, mancherebbe l’Olimpiade?
“Non so, non penso al futuro, per me è importante che tutti continuino a volergli bene e fino ad oggi ovunque è andato gli hanno voluto bene. I suoi gesti di esultanza hanno fatto sorridere anche le atlete della Serbia”.

L’ultima vittoria, quella più importante della carriera, Daniele l’ha dedicata alla mamma che non è potuta essere presente alla finale. Con Giuliana mantiene a distanza un bellissimo rapporto.

“A me basta sentirlo al telefono un minuto al giorno: “Come stai? Tutto bene? Si ok.” Per me è importante che rimanga un bravo ragazzo ed è rimasto il Daniele di sempre, semplice e riservato. La sua vita è la pallavolo, pensa alla pallavolo 24 ore su 24 e nella pallavolo ha trovato anche l’amore, Monica”.

 

 











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