SPOLETO – È stato definito più volte dai giornalisti lo “Zar di Spoleto” e la sua figura ha fortemente contribuito a far diventare la città umbra, nota a livello internazionale per il Festival dei Due Mondi, una delle capitali italiane della pallavolo.

La storia di Ivan Zaytsev a Spoleto la conoscono tutti e a raccontare l’inizio è proprio lui nel suo libro autobiografico “Mia” (presentato personalmente anche al teatro romano di Spoleto):

“Il 2 ottobre del 1988 fra me e mio padre ci sono più di novemila chilometri di distanza. E un po’ di quella distanza rimarrà per sempre. Io mi trovo a Spoleto, Umbria, lui a Seul, Corea del Sud. Io nell’Ospedale civile San Matteo degli infermi, lui nel palazzetto dello sport di Jamsil. Io nel reparto maternità, lui in campo. Io con la mamma, lui con la Nazionale sovietica di pallavolo. Io sono alto cinquantacinque centimetri, lui un metro e novantuno. Io peso quattro chili e quattrocento, lui una novantina di chili. Io alle dieci e dieci apro gli occhi al mondo, e intanto lui il mondo se lo gioca nella finale olimpica.

È una domenica. Di quel giorno io non ho ricordi, se non per sentito raccontare da mia madre. È una domenica che comincia subito già nella notte di sabato grazie ad una questione di fusi orari: mia mamma è a casa con una coppia (la famiglia Duranti ndr) di amici e Rina, un’ostetrica, a guardare la finale olimpica alla tv, in diretta. Proprio nel mezzo della notte, e della partita, si vede che anch’io sento la partita e alla mamma scattano le contrazioni. Corsa all’ospedale e, alle dieci e dieci, il mio debutto in società”.

È nato un campione, figlio di due russi, ma a tutti gli effetti un italiano che per tanti anni ha difeso i colori della nazionale italiania di pallavolo proprio perché nato a Spoleto.

Quella di Ivan non è stata una carriera qualunque. Ha scritto la storia della pallavolo italiana partecipando a tre olimpiadi (Londra, Rio e Tokyo) portando gli azzurri a raggiungere il massimo risultato della storia ad una olimpiade. Dopo il bronzo di Londra infatti è arrivato l’argento a Rio. Nel suo palmares ci sono anche tre scudetti (due con Civitanova ed uno, il primo della storia umbra, con la Sir Perugia) e altri importanti trofei nazionali ed internazionali.

Quella di Invan è una carriera incredibile ricca di soddisfazioni che però si avvia al tramonto e forse l’unico rimpianto è quello di non essere riuscito ad emulare papà Vjačeslav dellto “Slava” che con la Russia ha vinto l’oro olimpico mel 1980 a Mosca (per la cronaca ha vinto anche due argenti Montreal 76 e Seuol 88).

Gli Zaytsev con ben 5 medaglie olimpiche al collo tra padre e figlio entrano di diritto nella storia mondiale dello sport e in tutto questo c’è un po’ di Spoleto perché papà “Slava”, proprio nel 1988 arrivò per la prima volta in italia e precisamente in Umbria per difendere i colori della squadra Olio Venturi, portando Spoleto per la prima e unica volta nella storia in serie A1.

Mai nessuno sportivo ha portato il nome di Spoleto così in alto come ha fatto Ivan e la città gli deve essere riconoscente. La proposta che parte da Valleumbrasport.it, a poco meno di un’anno dalla scomparsa di “Slava”, è quella di conferirgli la cittadinanza onoraria.

L’idea illustrata, solo informalmente, piace anche la sindaco di Spoleto Andrea Sisti e quindi ora non resta che avviare le procedure per portarla in consiglio comunale. Contestualmente si parla già di un memorial intitolato al compianto “Slava”.











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