PERUGIA (da. mi.) – Il Covid 19 sta mettendo in ginocchio il mondo, il numero dei morti in meno di un anno è elevatissimo e anche in Italia la situazione stata tornando ad essere critica con il dato relativo ai contagi che negli ultimi giorni ha subito una brusca impennata. Da questa situazione non è immune la piccola Umbria che il 9 ottobre ha fatto registrare la cifra record di 151 nuovi positivi.
Qualunque persona di buon senso con un minimo di responsabilità capisce che l’aumento del numero dei contagiati è inversamente proporzionale alle libertà delle persone e che per evitare un disastro e quindi tentare di tutelare la salute dei cittadini chi governa è costretto ad adottare misure sempre più restrittive.
Questo è il quadro generale da prendere in considerazione, ma al Cru della Figc questi banali ed elementari concetti non piacciono e contro ogni principio di buonsenso chiede alla Presidente della Regione Donatella Tesei di diminuire le restrizioni.
Lo fa attraverso una lettera del Presidente Luigi Repace, che chiede di derogare le disposizioni governative, autorizzando la presenza del pubblico nei campi da calcio (chiamarli stadi sarebbe troppo) per un massimo di 500 spettatori.
Ebbene con il DPCM del 7 ottobre il Governo ha prorogato lo stato di emergenza dovuto al Covid 19 e in materia sportiva, in attesa del DPCM del 15 ottobre, non ha attivato ancora ulteriori restrizioni e quindi
“Gli eventi e le competizioni sportive – riconosciuti di interesse nazionale e regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali – sono consentiti a porte chiuse ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali.”
Questa volta però il Governo interviene anche sulla facoltà delle regioni di introdurre misure derogatorie rispetto a quelle previste a livello nazionale: “Si prevede che le regioni, nei limiti delle proprie competenze regionali e di quanto previsto dal decreto-legge n. 33 del 2020, possano introdurre temporaneamente misure maggiormente restrittive”.
In poche parole la Presidente Donatella Tesei non può (sarebbe errato dire “non vuole”) autorizzare la presenza del pubblico nei campi da calcio umbri.
È chiaro che scrivere una lettera per chiedere l’impossibile non costa niente, soprattutto se sollecitati dai propri associati, alle prese con innumerevoli difficoltà sia organizzative che economiche. È anche facile dire: “Io lo ho chiesto, ma non ce lo hanno concesso”. È difficile invece saper gestire le emergenze in maniera razionale, ma soprattutto correggere il tiro quando si corre il rischio di diventare il principale responsabile di quello che si potrebbe definire un “disastro annunciato”. Ora l’alibi delle decisioni sbagliate diventano gli aspetti sociali del calcio, ma a pesare maggiormente sulle spalle delle società, soprattutto quelle di Eccellenza sono i problemi di carattere economico. Rispetto all’anno passato se si giocherà l’intero campionato a porte chiuse i club del massimo campionato umbro dovranno rinunciare a una cifra che va dalle 20 alle 40mila euro provenienti dagli abbonamenti e dagli ingressi del pubblico. Ciò a fronte di un campionato impossibile con sette turni infrasettimanali e con costi vivi maggiori rispetto a quelli del 2019/2020. Forse optare per due gironi da 9 squadra sarebbe stata la decisione più saggia.
Quindi…
La Presidente Tesei presumibilmente non prenderà assolutamente in considerazione la lettera del Cru e quindi rimarranno in vigore le disposizioni governative che presumibilmente non verranno modificate almeno fino al 31 gennaio 2021.