SALISBUGO (Austria) – Sono stati sette i portacolori del MTB Spoleto che, lo scorso sabato, hanno preso parte in Alta Austria alla Salzkammergut Trophy, una delle più faticose maratone MTB organizzate al mondo e non a caso definita “Viaggio verso il diavolo e ritorno”. Tutti hanno portato a termine il percorso e ben cinque potranno raccontare di averlo fatto nei tempi imposti ad inizio manifestazione; due non ce l’hanno fatta, penalizzati da varie circostanze, ma portano a casa, comunque, sensazioni meravigliose da questa esperienza.

Cristian Baroni è tutto meno che sconfitto. “Purtroppo non ho rispettato il tempo nel penultimo controllo cronometrico; la sfida era veramente impegnativa, ma resto sereno perché quello che conta, per me, è portare in giro il mio messaggio ed il viaggio che uno fa dopo aver deciso di affrontarla una sfida del genere”.

La cosa certa è che vedersi davanti più di 200 chilometri da affrontare con circa 7000 metri di dislivello mette un po’ pensiero…

“La nostra è una continua ricerca del limite – dice Alessandro Del Gallo –, tirare fuori quella forza interiore che serve anche per preparare un evento del genere da molti mesi prima. E, per questo, per quanto mi riguarda, è stato determinante il contributo dei compagni e, soprattutto, dei familiari che hanno dovuto accettare il tempo perso che è stato necessario per gli allenamenti”.

In parata insieme a Del Gallo all’arrivo è giunto anche Angelo Piconi, una new entry nel mondo MTB Spoleto.

“Sicuramente è stata un’esperienza faticosa, anche se bellissima: alla fine l’abbiamo portata a termine insieme ai miei compagni di squadra e questo dà grande soddisfazione per il lavoro duro e per i sacrifici che abbiamo dovuto fare”.

Alcuni dei portacolori spoletini hanno affrontato la manifestazione come sfida con loro stessi, in particolar modo Paolo Cedroni.

“Le ultime settimane sono servite per mettermi alle spalle alcune situazioni pesanti per me. In gara è stato importante restare uniti e superare insieme le difficoltà. Il percorso è stato bello tosto, in cui la preparazione mentale è stata importante come quella fisica, se non più. E poi c’è stato da affrontare un gran caldo: nonostante il giovedì avesse piovuto, sabato è stata veramente dura”.

Ha sofferto il caldo, ma non si è tirato indietro nemmeno l’indomabile Leonardo Lancia, cui non sono pesate le 64 primavere sulle spalle.

“Un’esperienza bellissima e coinvolgente, anche divertente direi… Non dimenticherò gli abitanti delle vallate in basso che ci bagnavano con il tubo per darci un po’ di sollievo. Io credo di avere bevuto almeno 15 litri di acqua e ci siamo dovuti arrangiare, approvvigionandoci anche fuori dai punti di ristoro programmati”.

Non nasconde l’amarezza per non avere finito il percorso nei tempi stabiliti, Romano Menechini, ma i suoi 61 anni gli permettono, comunque di vedere il bicchiere pieno.

“Quest’anno il percorso era tecnicamente più impegnativo rispetto al 2018; e questo mi è costato caro, visto che sono caduto, ferendomi il ginocchio; oltre al tempo, ho perso anche un po’ di sicurezza nei tratti in discesa, e uscire per sette minuti su sedici ore in sella non può che dispiacermi. Sono contento, comunque, di avere portato a termine il percorso, cosa che ha dimostrato quanto sia stato serio l’allenamento di questi mesi”.

Chiude Gianni Sciabordi, alla sua terza medaglia nella Salzkammergut Trophy.

“Rispetto al 2017, quando la affrontai da solo, è stata sicuramente un’altra cosa, tutto un altro spirito. Certo, passare dalla pioggia ed il fango (e 3° in alto) della scorsa volta ai 40° gradi di questa non è stato facile; ma fare tutto in mezzo ad una compagna così simpatica, facendo le cose per bene, senza prendersi troppo sul serio, ha reso tutto più semplice”.

Da parte di tutta la società i complimenti a questi “ragazzi” per l’impegno che hanno profuso e per la dimostrazione che lo spirito di gruppo, che ha sempre contraddistinto l’MTB Spoleto, aiuta a raggiungere importanti risultati.











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