SPOLETO – A sette anni dai fatti torna sul banco degli imputati l’ex direttore generale della Voluntas Spoleto, Luigi Ferrari, accusato di circonvenzione di incapace ai danni dell’allora magazziniere della società biancorossa. La settimana scorsa, dinnanzi al giudice Paola Giammarioli, era prevista l’audizione di alcuni testimoni e tra questi è stato sentito anche l’ex Presidente Riccardo Ciambottini (foto), che in seguito alle dichiarazioni rilasciate in aula rischia di essere indagato.
A dare la notizia è stato il quotidiano Il Messaggero: “L’ex presidente – si legge nell’articolo di Ilaria Bosi – rischia ora l’iscrizione nel registro degli indagati. Il giudice infatti ritenendo le dichiarazioni di Ciambottini fortemente indizianti, ha infatti interrotto l’udienza e trasmesso gli atti alla procura. Il processo è stato aggiornato all’11 settembre prossimo, data in cui molto verosimilmente l’ex numero 1 della società dovrà presentarsi insieme a un difensore”.
I fatti risalgono alla stagione 2015-2016, quella avviata da Andrea Pecorelli, che però ha abbandonato e nel ruolo di Presidente è subentrato proprio Riccardo Ciambottini. L’ex dg Luigi Ferrati (61 anni di Roma) deve rispondere del reato di circonvenzione di in capace, avendo approfittato dello stato di minoranza psichica dell’allora magazziniere. Allo spoletino sarebbero stati intestati contratti d’affitto degli appartamenti dei giocatori, ma non solo.
L’imputato gli avrebbe fatto aprire anche un conto corrente, facendosi consegnare alcuni libretti degli assegni, anche dal conto personale. Assegni che poi sarebbero stati spesi in varie parti d’Italia, per il saldo dei conti in hotel, ristorante e per forniture di vario genere, non sempre legate all’attività della società sportiva.
“Trentasei, di cui 10 in bianco, – scrive ancora Il Messaggero – gli assegni che l’imputato si sarebbe fatto consegnare dalla vittima. Quest’ultimo, nel giro di pochi mesi (in un arco temporale definito tra la fine di settembre 2015 e metà marzo 2016), non solo si è trovato svuotato il conto personale, ma anche una lunga lista di creditori che reclamavano o la copertura degli assegni andati a vuoto o il pagamento dei canoni di affitto. Sempre secondo quanto è emerso nel corso del dibattimento, la vicenda è venuta alla luce proprio quando il proprietario di uno degli appartamenti affittati si è presentato a casa della vittima, che vive insieme a un congiunto, reclamando le mensilità non saldate”.