PERUGIA – Le note vicende legate al rinnovo del consiglio direttivo del CRU della Figc che hanno riguardato l’Umbria ed in particolare l’aspirante candidato Luca Fiorucci (foto) non rappresentano un caso isolato e problematiche come quelle riscontrate dallo stesso Fiorucci sono comuni anche in altre regioni. Cinque aspiranti candidati quindi (Avv. Angelo Maria Esposito (Basilicata) – Avv. Vincenzo Cirillo (Campania) – Dott. Luca Fiorucci (Umbria) – Avv. Giulio Destratis (Puglia) – Geom. Roberto Iannuzzi (Abruzzo)) hanno costituito il “coordinamento per il cambiamento”deciso ad andare fino in fondo. A tal proposito pubblichiamo una nota congiunta inviata agli organi di stampa dove il coordinamento ricostruisce i fatti e chiarisce la propria posizione riguardo ad un sistema che ha evidenziato notevoli criticità.
“Alla vigilia dell’Assemblea Elettiva della LND della FIGC prevista per il 6 Febbraio 2021 un gruppo di aspiranti candidati alla Presidenza di alcuni Comitati Regionali, ai quali è stata negata la possibilità di competere nei rispettivi ambiti territoriali, intendono fornire agli addetti ai lavori, agli appassionati e agli organi di stampa alcuni elementi di valutazione affinché sia più chiaro l’attuale contesto “elettorale” esistente nella Lega Nazionale Dilettanti, nel quale appare oggettivamente difficile poter far valere la forza delle idee e dell’innovazione con agire democratico e concorrenziale.
L’esclusione delle nostre candidature, giustificata da un meccanismo che non riteniamo corretto, ci ha visto costretti, anzitutto, ad esporre i fatti per come accaduti, in modo pressoché analogo a ciascuno di noi, alla Procura Federale. Allo stesso tempo per la tutela delle nostre posizioni, intendiamo adire ogni gradino della giustizia endofederale per poi passare a quella massima del CONI e, se sarà necessario, a quella ordinaria del TAR. Nulla sarà lasciato al caso.
Artati ed invero consolidati modus operandi impediscono di fatto il libero accesso ad una sana competizione democratica: mancate pubblicazioni per tempo dell’elenco delle Società aventi diritto al voto e del nome dei rispettivi legali rappresentanti a cui poter chiedere un confronto sui temi più scottanti, d’attualità e di comune interesse; negazione costante di un confronto tra i nuovi candidati ed i presidenti di Comitato in carica da più mandati; l’incredibile sbarramento ai nuovi candidati posto attraverso la raccolta preventiva di un numero bulgaro di “designazioni” (altrimenti dette “deleghe”) che rendono di fatto palese il voto dei presidenti e che portano in dote come spiacevole conseguenza i soliti candidati unici “eletti” per alzata di mano (ben 16 su 20 nell’ultima tornata elettorale). Ciò risulta davvero insopportabile nel 2021. In sostituzione di tale caccia alle designazioni, sfrenata e probabilmente costrittiva, sarebbe modernamente auspicabile un’iniziativa addirittura non soggetta ad alcuna raccolta di firme, per rendere libera una volta di più l’espressione di voto passivo ed attivo da tenersi con scrutinio segreto.
Ad oggi nel calcio dilettantistico e nei territori non è stata fornita, ad esempio, la possibilità di confrontarsi su delicatissimi temi come quelli inerenti la giustizia sportiva (i suoi costi e le effettive garanzie alla luce del nuovo CGS del 2019), il recupero delle quote di iscrizione versate dalle società per campionati mai terminati (s.s.2019-2020), parzialmente o addirittura mai iniziati (s.s.2020-2021), le quote arbitrali per gare mai giocate, le quote parte di costo di tesseramento dei calciatori che non sono quasi mai stati impiegati, gli storni legati alle assicurazioni, la contrattualistica e gli accordi economici degli allenatori anche alla luce delle nuove opportunità che deriverebbero da recenti innovazioni normative. La lista sarebbe ancora più lunga e densa.
Quanto è capitato in regioni come la Campania, la Basilicata, l’Umbria, l’Abruzzo, la Puglia (ma non solo), mortifica ma non doma l’amore per il calcio, la voglia e la ferma convinzione di continuare un percorso di definitivo affrancamento da procedure e modalità gestionali probabilmente incapaci di aiutare a crescere lo sport che amiamo e le strutture societarie che vi si dedicano.
Sotto gli occhi di tutti anche quanto accaduto – non nella forma ma nella sostanza – in alcuni Comitati Regionali ove è stata, clamorosamente quanto rumorosamente, permessa la partecipazione al voto in regime di concorrenza, ed altri ove si è utilizzata grande prudenza a tutela di profili che nei fatti operano alla guida delle strutture regionali da interminabili lustri come dominus et deus.
Ci dispiace constatare che dette procedure che impediscono, di fatto, di concorrere ad ulteriori soggetti estranei all’establishment, passino sotto silenzio e vengano approvate quando sarebbero auspicabili – al contrario – soluzioni che agevolino ed incentivino il dibattito, la convergenza di spunti ed idee per aiutare trasversalmente ogni propria componente.
Evidentemente la kermèsse elettorale alle porte e la posta in palio ha distratto a tal punto da non permettere una effettiva capacità d’ascolto delle esigenze della base e, con atteggiamenti tutt’altro che democratici, si è cercato – vanamente – di spegnere qualsiasi vagito d’alternativa, sorto e udito all’orizzonte, soffocandolo sul nascere.
I tempi tuttavia, così come la consapevolezza degli interpreti, sono maturi e la strada intrapresa è senza dubbio virtuosa: all’orizzonte non ci saranno novità ma innovazioni ed il cammino che attende tutti non potrà che portare presto alla rivendicazione e all’affermazione più pura dei valori effettivi e reali dello sport e, perché no, della politica dello sport”.