SPOLETO – A fine stagione si fanno i consuntivi di ciò che l’annata sportiva ha regalato (e tolto) alla Ducato Spoleto. Chi meglio del tecnico Matteo Di Tanna è più indicato nel parlare di ciò che la stagione 2021-2022 ha riservato alla Società giallo-verde-blu?
Con il tecnico spoletino facciamo un bilancio di fine stagione. C’è ovviamente il rammarico per la retrocessione, eppure a ben vedere non tutto è da scartare e, anzi, c’è una buona base da cui ripartire. Mi illustra il bilancio della stagione 2021/22? Ha qualche rammarico? Se tornasse indietro cosa non rifarebbe e cosa ripeterebbe?
“Ad inizio stagione siamo partiti con un progetto nuovo e “rischioso” ma che alla Ducato hanno sposato tutti e i cui promotori sono stati Matteo Restani, Giovanni D’Andrea (oggi al Perugia) ed io stesso. Nell’era post-Covid e più in generale alla Ducato Spoleto, società che si autofinanzia con sponsor, iniziative sociali e che si basa sulla passione e sui sacrifici dei suoi soci fondatori e con tanti ragazzi che scalpitavano sotto, era impensabile continuare con le spese e con le rose degli anni precedenti. Il “rischio di una retrocessione” è stato messo in preventivo fin da subito. A differenza di ciò che si diceva e leggeva l’estate scorsa, la maggior parte dei budget delle altre società sono stati pari o superiori a quelli prima della pandemia. Noi Ducato Spoleto abbiamo deciso di puntare sui nostri giovani e di acquistare 4-5 calciatori fuori del mondo Ducato e partire.
Dopo 10 mesi di lavoro e 35 partite i numeri sono i seguenti:
a) – Ho impiegato 41 calciatori;
b) – Ho fatto esordire in Eccellenza 25 ragazzi di cui 18 under e tra questi 7 nati nel 2004 alcuni dei quali possono vantare 18 e più presenze e ben 1000′ minuti giocati (nel caso di Francesco Brevi conditi da 2 gol, dalla convocazione in nazionale under19 dilettanti e dalla fascia di capitano nella rappresentativa umbra under19 che sta disputando il torneo internazionale Caput Mundi a Roma in questi giorni dove la Ducato Spoleto è la società più rappresentata con 5 elementi (Brevi, Scatolini, Pitzettu, Antonini e Rustani).
c) – Hanno poi esordito 5 ragazzi nati nel 2003. Nel caso di Vukaj parliamo di 18 presenze, per Sabatino di 16 presenze (nella prima parte di stagione) e poi parliamo di 9 presenze da assoluto protagonista per il nostro portiere Desideri finito 3 volte nelle classifiche “top 11”, autore di prestazioni notevoli (anche nella finale playout) con la ciliegina sulla torta di 2 rigori parati su 2 subiti.
Ricordiamo infine che i fuori quota quest’anno erano un under nato nel 2001 e uno nato nel 2002 ragion per cui tutti i 2003 e i 2004 sono partiti con uno e 2 anni di anticipo e si sono sempre ben comportati a livello prestazionale. Avendoli allenati negli anni precedenti sono molto orgoglioso di quanto fatto da loro e sono anche orgoglioso della scelta che ho fatto. I giovani hanno solo bisogno di sentirsi la fiducia addosso, devono capire che non giocano solo perché lo dice il regolamento, ma perché qualcuno crede in loro. E questo è il mio più grande orgoglio.
d) – Non dimenticherei neanche Di Nicola, un ragazzo che avevo segnalato alla società e che in Eccellenza aveva una presenza prima dell’interruzione per Covid. Chiude la stagione con 18 gol e sicuramente un futuro dalla sua parte. Tanto merito a lui, alla squadra che spesso ci si è appoggiata, ai Dirigenti che lo hanno portato a San Giacomo.
e) – Potrei parlare di Cuna (32 presenze da esordiente in categoria) che è un tesserato Ducato ma mai aveva giocato nella nostra prima squadra. Potrei parlare di Toppo, l’anno scorso in prestito in Seconda Categoria e che è diventato un perno del nostro centrocampo con prestazioni sontuose ad esempio nelle vittorie di Pontevalleceppi e Lama.
f) – Voglio infine ricordare la responsabilità che è stata data a Pazzogna (capitano) classe 99, Ammenti Francesco (vice-capitano) classe 2000, Lillacci (un altro capitano nello spogliatoio) tanta esperienza ma comunque un classe 98. Emili considerato quasi un veterano ma classe 2001. Questi ragazzi sono passati dall’essere parte di un gruppo, direi gregari a dover trainare una squadra giovanissima insieme ai nostri acquisti esterni come Cacciotti che si è rivelata una persona eccezionale oltreché un ottimo giocatore.
L’unico rammarico che posso avere è l’infortunio di Luparini che ce lo ha tolto per 20 partite, sono mancati i suoi guizzi, i suoi gol. Probabilmente il risultato sportivo lo avremmo raggiunto ma in linea generale non posso che essere orgoglioso di ciò che io e il mio staff abbiamo fatto.
In un mondo di tante chiacchiere da bar, noi portiamo numeri importanti. Una retrocessione dispiace, è ovvio, ma le basi sono state gettate, ora sta alla Società non disperdere il patrimonio che ha”.
Immagini che il prossimo anno Lei sieda ancora sulla panchina della Ducato Spoleto, quali programmi proverebbe ad attuare per disputare una stagione di soddisfazioni (e di vertice)?
“parlare della prossima stagione è presto, abbiamo appena finito e la stanchezza soprattutto mentale non manca. La società già si è espressa e ha già programmato una riunione per ripartire e farlo per bene. Dobbiamo fare un’analisi a 360 gradi partendo dalle strutture, dall’organizzazione del settore giovanile, della scuola calcio e di tutto ciò che riguarda il mondo Ducato. Dobbiamo capire chi dei nostri giovani può ripartire dalla Promozione e chi invece dovrebbe trovare collocazione in categorie più alte per non disperdere il lavoro fatto.
La programmazione in una società dilettantistica non può mai essere annuale ma pluriennale. Capire cosa c’è alla base, migliorarlo e di conseguenza darsi un obiettivo sportivo con la prima squadra. L’importante è avere la voglia e l’entusiasmo che sto riscontrando a San Giacomo. Andranno fatte valutazioni precise, attente e ragionate. Non è un problema questo o quel giocatore, questa punta o quel centrocampista. Queste sono cose secondarie e conseguenti alle altre”.
C’è un pensiero che non ha mai detto durate l’anno ma che oggi, a fine stagione vuole condividere con tutti?
“durante l’anno sono molto concentrato sul lavoro di campo. Quello che posso dire oggi è che le “chiacchiere” sono state tante, fin troppe, e spesso e volentieri inutili e non calzanti con la nostra realtà. Nello sport bisogna FARE e non PARLARE. Il calcio è lo sport di tutti, quindi è normale che sia così, in un mondo di virologi ed “esperti di guerre mondiali” figuriamoci se non si possa dire la propria su un qualcosa di più terreno come il calcio. La cosa importante però quando si parla è avere l’onestà intellettuale, fare critiche ma sempre costruttive altrimenti lascia tutto il tempo che trova.
Noi abbiamo provato a FARE, i ragazzi HANNO FATTO, hanno dato dimostrazione di giocarsela alla pari con tutti e una retrocessione deve essere vista da loro come un’esperienza da cui ripartire con maggiore vigore senza perdere l’entusiasmo che li ha contraddistinti tutto l’anno. Il futuro è il loro e col calcio possono divertirsi molto e qualcuno può anche ambire a farlo diventare un lavoro senza che diventi però un’ossessione.
Ringrazio per l’opportunità che mi è stata concessa la Ducato col Presidente Zicavo in testa, i vice-presidenti Lupi e Ferroni, tutti i soci e consiglieri, l’instancabile Rino Villani, il Direttore Sportivo Alessandro Mazzocanti e una menzione speciale per Lucio Stella che per 10 mesi è diventato il mio unico numero di telefono in entrata e in uscita e che mi ha accompagnato in questa avventura.
Infine il mio staff, composto dall’inizio con un senso logico, l’esperienza calcistica di Simone Batti, la competenza di Maurizio Romoli che con i portieri è stato superlativo, la parte atletica curata dal Prof Alessandro Pelosi coadiuvato dal Prof Tommaso Benedetti, il fisio Federico Mastrofabi (che qualche giocatore l’ha visto più di me!) e i miei amici Paolo Panetti e Alessandro Scaramucci con i quali ho il privilegio di lavorare da anni e che una volta di più hanno dimostrato di saper fare qualsiasi cosa in campo e fuori e che hanno la stima di tutti i calciatori per il loro modo di fare, di essere e soprattutto di dare…. Grazie a tutti”