FOLIGNO (di Gabriele Grimaldi) – “Penso che ce la giocheremo con l’Ellera fino all’ultima giornata e quella partita sarà decisiva per noi e per il Foligno“. Era il 29 marzo quando mister Antonio Armillei rilasciava queste dichiarazioni a Valleumbrasport. Mancava un mese alla fine del campionato e il Foligno Calcio aveva appena battuto l’Ellera, facendo un grosso favore proprio al suo Sansepolcro. Mai parole furono più profetiche di queste, perché nella settimane successive a questa intervista c’è stato un testa a testa emozionante tra i biturgensi e i perugini che ha visto trionfare solo all’ultima giornata i bianconeri.

A poco più di una settimana da dalla vittoria del campionato di Eccellenza, il secondo per lui dopo quello vinto col Foligno nel 2018 (a cui bisogna aggiungere, nella sua bacheca personale da tecnico di prim asquadra, 2 campionati di Promozione, 1 Coppa di Eccellenza e 1 Coppa di Promozione) abbiamo fatto una chiacchierata con Antonio Armillei per farci raccontare tutte le emozioni di questo trionfo e non solo.

Mister, è stato stato un successo insperato?

Non era insperato, ma fino alla fine è stata una lotta a due con l’Ellera. Noi Pontevalleceppi abbiamo sbagliato una partita che poteva pregiudicarci il campionato e avevamo una partita sola da giocare. L’ultima loro dovevano disputarla con la Narnese che non era salva e a cui serviva un punto e noi col Foligno. Io ci credevo fortemente alla vittoria del campionato all’ultima giornata. E’ stata un’Eccellenza lottata fino all’ultimo e alla fine l’ha vinto la squadra che ha meritato: chi arriva prima è quella che merita”.

Quali emozioni ti ha dato questo vittoria?

Grossa soddisfazione, felicità e gioia. Per un allenatore allenare il Sansepolcro è il massimo e vincere in una piazza del genere non può che dare queste emozioni. Abbiamo vinto di fronte a più di mille persone. E’ normale che i risultati aiutano, però quando sono arrivato a Sansepolcro le prime partite c’erano 50 persone…Aver riportato tanta gente allo stadio è stato un altro bel successo. Sono tanto contento di come è andata”.

C’è stata una partita in cui hai capito che questo era l’anno buono per il Sansepolcro?

Faccio una premessa. Io il Sansepolcro già l’avevo visto l’anno scorso e secondo me era già forte. Poi ci sono annate in cui non va tutto per il verso giusto e infatti sono arrivati sesti, a 30 punti dalla prima e a 24 dalla seconda.  A noi all’inizio non ci davano tra le favorite, forse eravamo la quinta-sesta squadra dietro C4, Narnese, Atletico BMG e altre. Io invece dentro di me ero convinto che avevamo uana squadra che poteva giocarsi fino in fondo il campionato perché l’anno scorso avevo visto la qualità che c’erano. Per questo all’inizio ai dirigenti e ai giocatori ho cercato di fare capire che, potenzialmente, potevamo  vincere il campionato. Quando tutti insieme si crea una mentalità e si crede un obiettivo ci può stare che si vince…La partita della svolta? E’ stata quella in casa con la Narnese che il primo tempo perdevamo 0-3 e nel secondo siamo andati sul 3-3. Lì abbiamo avuto la consapevolezza di essere una squadra che aveva iniziato ad acquisire la giusta mentalità e abbiamo capito che giocando in quella maniera potevamo dire la nostra fino in fondo. Da lì poi abbiamo iniziato a fare risultati e abbiamo sempre avuto il passo giusto. I campionati si vincono con la continuità di risultati. Tra le altre partite importanti cito la vittoria col Lama a casa loro e il pareggio con la C4 da 4-1 a 4-4. Ma la partita della svolta è stata quella con la Narnese”.

Domenica scorsa per te è stata particolare perché il destino crudele del calcio ha voluto che il tuo 2-1, combinato con altri risultati, è costato la retrocessione del Foligno Calcio in Promozione. Come hai vissuto questa situazione così beffarda?

Il mio percorso calcistico l’ho fatto nel Foligno Calcio che è la squadra del cuore e della mia città (si emoziona). Ho difeso per tanti anni questi colori che rimarrano sempre i miei colori. Il destino ha voluto che noi dovevamo solo vincere e sperare che l’Ellera non facesse lo stesso e il Foligno non doveva perdere. Poi è andata come è andata…“.

E’ vero che a fine partita sei andato a chiedere scusa ai tifosi del Foligno?

Sono andato verso i tifosi chiedendogli scusa e nello stesso tempo sono andato ad abbracciare i giocatori. Ho cercato, per quel che potevo, di consolare ragazzi come Dell’Orso, Bocci, Giannò, Piermarini dicendogli che nel calcio ci sta di perdere e di retrocere. Loro sicuramente hanno dato tutto e forse anche di più per questi colori e per questa maglia. La dimostrazione do questo lo sono state le loro lacrime a fine partita. Devono essere orgogliosi di quel che hanno fatto: hanno dato tutto in campo per difendere i colori della squadra della città e non devono rimrpoverarsi nulla. La retrocessione del Foligno non è la retrocessione dei ragazzi. I problemi sono altri, sono a monte. Approfitto per mandare un abbraccio grosso a tutti i ragazzi perché hanno fatto un’annata straordinaria e avrebbero meritato la salvezza. Se non gli avessero tolto i punti si potevano giocare i playout, non hanno avuto questa possibilità“.

Passando da una parte all’altra del calcio folignate, come valuti la stagione della C4 al debutto nel campionati di Eccellenza?

Per vincere i campionati non serve solo prendere giocatori forti, ma tante altre cose, tra cui la conoscenza del campionato e avere l’esperienza giusta. Loro hanno costruito una squadra forte forte come giocatori, però non è bastato basta. Quest’anno alla C4 servirà come punto di partenza poi magari, il prossimo, essere più pronta. Ritengo che in questa stagione abbia cominciato a gettare le basi per poi provare vincere l’anno prossimo. Glielo auguro di cuore perché alla C4 ho tanti amici e persone che stimo, a partire da Filippo Petterini. Lo ripeto: l’esperienza di quest’anno gli sarà utile“.

Ti vedremo ancora sulla panchina del Sansepolcro in Serie D?

Non lo so. Adesso è il momento dei festeggiamenti! Poi, come dico sempre, dipende anche da me ma non solo da me. E’ la società a scegliere quale è l’obiettivo pre il prossimo anno in Serie D e poi scegliere le persone giuste per cercare di centrarlo. Posso dire che in questa stagione, alla fine, sono arrivato stanco ma felice. Il merito della vittoria è di tutti“.

Tu sei un grande tifoso dell’Inter e martedì sera i nerazzurri si giocano l’approdo in finale di Champions League dopo lo 0-2 dell’andata col Milan: ce la faranno?

Sono tifoso dell’Inter ma anche scaramantico e so che nel calcio basta un niente per ribaltare tutto, quindi non mi pronuncio (ride)“.

Un’ultima curiosità legata ancora all’Inter: mister Inzaghi ti piace?

Inzaghi sta facendo benissimo nell’Inter, ha vinto varie coppe e secondo me sta facendo un gran lavoro. Forse, ma è ancora giovane, quello che gli manca è quella capacità che, per esempio, ha Conte di riuscire a spingere la squadra sempre al massimo a livello motivazionale, fattore  fondamentale per vincere i campionati. Parliamo comunque di fenomeni. Io non mi sono mai ispirato a nessuno, ma ho cercato di fare il mio attraverso il campo.  Per come sono fatto io il mio allenatore ideale è Carletto Ancelotti. Mi sento più vicino a lui che a Conte o Mourinho per come affronto le cose, per il modo di fare le cose in panchina e nei rapporti dei giocatori. Allenare non è fare solo l’esercizio in campo, ma è gestire un gruppo, una squadra, i campioni, riuscire a mettere i giocatori nelle migliori condizioni per esprimersi e dare il massimo  per te”.

Ma c’è un allenatore a cui si è ispirato in carriera Antonio Armillei?

Si, è Paoletti Franco. Ho avuto di conoscerlo nelle giovanili del Gualdo. Lui sicuramente ha inciso molto su di me nel percorso da allenatore per come gestiva i gruppi, per il rapporto con i dirigenti. Se c’è un allenatore a cui mi sono ispirato, è certamente Paoletti Franco“.

 











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