ROMA – Sono 35 i giocatori che oggi (giovedì 27 agosto) si sono ritrovati a Trigoria per il primo giorno di preparazione della Roma. Naturalmente agli ordini di Mister Paulo Fonseca c’è anche il terzino folignate Leonardo Spinazzola (foto).
Il 27enne umbro, grazie ad una ottima seconda parte di campionato ha guadagnato a pieno la fiducia del tecnico giallorosso. Il contratto di Spinazzola scade nel 2024 e difficilmente la società lo lascerà partire anche se questa mattina il Corriere dello Sport parla dell’interessamento da parte della Fiorentina.
Intanto il folignate ha rilasciato una intervista a cronachedispogliatoio.it dove affronta diversi temi tra cui anche quello relativo ai riti scaramantici nel calcio.
«Non ho molti riti scaramantici. Quando vinci ti ricordi di quello che hai fatto e così lo puoi ripetere. Esercizi per scaldare i muscoli, sempre quelli a ripetizione. Magari i fisioterapisti mi chiedono degli esercizi ai flessori: 6 o 8? E io gli dico 7 perché magari era andata bene una volta. E poi è il mio numero fortunato. Oppure mi metto un parastinco prima di un altro».
Il 27enne umbro racconta anche delle prime esperienze lontano da Foligno e del suo ritorno alla Juventus.
«A 14 anni mi sono trasferito, ero piccolissimo e lontano dalla famiglia e dagli amici. Il primo mese, pronti via e mi sono fatto veramente male, sono stato fuori due mesi per un’entrata sulla caviglia. Ero in convitto, solo in una camera, ho detto: “Mamma vienimi a prendere perché non riesco a stare qui da solo”. Ero a Siena. Poi ho avuto fortuna che era vicino, a un’ora di macchina, ma sempre solo ero. Mia madre veniva sempre con mio padre in macchina e mi dicevano “Leo, aspetta un attimo. Sappiamo che è dura ma questi sono i sacrifici che devi fare”. Dopo 5 o 6 mesi non volevo più tornare a Foligno, mi ero abituato. Il crociato, due anni fa, è stato un periodo brutto perché era da tanto che volevo tornare alla Juventus. Durante quel periodo però è nato mio figlio, è stata una fortuna. Tutti i giorni con il sorriso anche se mi faceva male, sei ore a fare esercizi ma tornavo a casa e tutto passava. L’ho vissuta bene»